La pausa del tè richiede tempo. E una qualche organizzazione. Soprattutto se uno, che già è affaticato dalla vita, si prepara il tè da solo. Deve scaldare l’acqua, scovare la scatola delle bustine, forse arrestarsi a valutare se è il giorno del tè alla pesca, o bisogna pur provare prima o poi questo strano tè ai mirtilli.
Tale investimento di energie – questo sbatti – esige una ricompensa. L’affaticato dalla vita prepara il tè per creare quei dieci-quindici minuti perfetti in cui si dedicherà a se stesso. Tutto intorno sarà silenzio, tranne il ticchettio di un orologio e un lontano stormire di uccelli.
Se l’affaticato dalla vita ha compreso davvero il concetto della pausa del tè, non userà i dieci-quindici minuti perfetti per aprire Facebook o messaggiare la fidanzata. Più facilmente avrà in mano un libro. O un articolo che ha stampato perché crede che meriti di essere letto con cura. Se proprio legge su uno schermo, leggerà qualcosa che ha un inizio, una fine, e persino una parte in mezzo che porta dall’uno all’altra. Questo qualcosa sarà una storia, una riflessione, magari una poesia.
La teiera è gestita, e di solito anche scritta, da me. Però considero volentieri qualunque materiale che vogliate mandarmi e sia adatto alle pause del tè.
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