Sono in riunione e A dice “credo si possa fare qualcosa di qualitativo”. Io capisco che con “qualitativo” intende che si può fare qualcosa di alta qualità. Ma B risponde “certo, anche se devo dire che nella mia esperienza è importante una buona base di numeri”, perché deve avere inteso l’aggettivo nel senso che è comune in ricerca, dove si dice che un metodo è qualitativo quando sfrutta le informazioni verbali, le immagini, i filmati, la partecipazione diretta o qualunque altro dato che non sia una quantità.
Per un attimo penso di intervenire e sciogliere l’equivoco. Poi mi sovviene che non è bello correggere gli altri, e ancor meno procurare brutte figure alla gente nelle riunioni, e che B è di solito assai più sveglia di me, e quindi c’è una probabilità non nulla che a sbagliarmi sia io, e mentre penso tutto ciò A e B continuano a usare “qualitativo” a modo loro, e la discussione a quanto pare non subisce alcun danno, si crea anzi un clima amichevole, ed è da tempo che non partecipavo a una riunione così costruttiva, e si arriva persino a parlare dei soldi e A è tranquillo e dice che pagherà.
Ne concludo che nelle riunioni è meglio non essere troppo precisi.
E che a volte nella vita si può dare un grande contributo stando zitti.
Devo dire che gli sviluppi di questo progetto non sono stati del tutto positivi, perché a un certo punto è capitato che noi dicessimo “deve essere assolutamente 5” e loro dicessero “deve essere assolutamente 3”. Non sono esempi immaginari, il conflitto era proprio su un 5 e su un 3. E non sto parlando di soldi. Noi avevamo motivi non del tutto confessabili per preferire 5 e loro motivi in apparenza assurdi per preferire 3, da cui deduco che sotto sotto avessero a loro volta motivi non del tutto confessabili. Così su questi 5 e 3 abbiamo battuto i pugni sul tavolo e ragionato poco, e si potrebbe trarne la morale che è la giusta punizione del non parlarsi chiaro fin dall’inizio.
Ma un’altra morale è che se si parlasse chiaro fin dall’inizio non si arriverebbe mai a un accordo, e che una certa dose di ambiguità è necessaria agli albori di un progetto, affinché ognuna delle parti si illuda che il progetto avrà la forma che desidera. Così i problemi emergeranno quando sarà troppo tardi per tornare indietro, e si sarà costretti a fare i compromessi e le modifiche che tengono in vita il progetto. Il risultato finale sarà a volte accettabile, a volte inadeguato, e a volte il progetto può anche morire, oppure con un bacio della fortuna può persino sfociare in qualcosa di sorprendentemente bello. In fondo la vita è tutta così, occorre che le navi partano e poi sarà il mare a decidere dove arriveranno.
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HO SORRISO… TUTTE COSE VERE… ALL’ATTO PRATICO BISOGNA PERO’ POI VEDERE COSA SUCCEDE QUANDO SI FANNO LE COSE…FORSE ALLORA I NODI VENGONO AL PETTINE!!!
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